TRENTO - La chiesa di San Pietro   right

aTrento

 

La chiesa di San Pietro, con la caratteristica fontana, 

in una vecchia stampa

Monumento importante dell'antica contrada di San Pietro a Trento è certamente la chiesa. Questa chiesa venne eretta prima che il quartiere che la circondava venisse rinchiuso e delimitato dalla seconda cinta muraria della città. Nel 1193 la contrada di San Pietro era chiamata Burgum Sancti Petri, appunto perché era dislocata fuori dalle vecchie mura che circondavano Trento. Più tardi, nel 1285, venne denominata contrada S. Petri e, in alcuni documenti del 1646, piazza di San Pietro. Di questa piccola ma antica piazza siamo riusciti a rintracciare un'incisione stampata a

 Monaco da I.B. Kuhn su disegno del Trentino V. Armani.Si può notare la bellissima facciata della chiesa, con due pilastrini prismatici di granito ai margini e con il graziosissimo pozzo veneziano a ghiera, dominato dall'aquila di Trento, su una colonna scanalata con alla base un elemento decorativo rappresentante una scultura della testa di un leone. La parrocchiale di San Pietro venne fabbricata dal 1465 al 1485 dal principe vescovo Giovanni Hinderbach «in stile gotico con volte e archi a sesto acuto e non si distingue che per una simmetrica dignitosa semplicità». Scrive lo storico Simone Weber a questo proposito: « La ragione della persistenza dello stile gotico nelle nostre chiese, in parte si può ammettere dipenda dalla lontananza dei centri e dal ritardo dello sviluppo dell' arte, ma in parte si deve attribuire anche alla natura alpestre del nostro paese, al paesaggio sublime delle vette e delle selve delle nostre valli, dove il gotico esprime forse meglio il sentimento religioso e meglio armonizza con la natura circostante ».Come è noto l'attuale chiesa di San Pietro venne eretta da Giovanni Hinderbach con le elemosine che venivano elargite per onorare la memoria del Simonino, estendendo le stesse elemosine a tutta la diocesi di Trento. C'è qualche storico che afferma che la chiesa di San Pietro venne costruita con i soldi che vennero tolti agli Ebrei, dopo quel famoso processo e al termine delle terribili condanne che vennero loro inflitte. Ma esiste anche, d'altra parte, un documento dell' 8 ottobre 1473, inviato dal vescovo a tutti i curatori d'anime, affinché si provveda alla raccolta dei fondi necessari perla costruzione della nuova chiesa, con la speciale concessione di una particolare indulgenza di 40 giorni a tutti coloro che « manus adiutrices ponexerint ad aedificatione chori S. Petri ». Sulla chiesa di San Pietro ritroviamo anche una descrizione dello storico Agostino Perini, che vogliamo riportare: « È fra tutte le chiese antiche della città, le navette laterali sono ad archi di pieno centro, quello della gran nave di mezzo si avvicina al sesto acuto sostenuto da colonne di marmo. La facciata di questa chiesa, oltre le impronte del tempo presentava delle difformità architettoniche e disdiceva alla bella contrada che dalla stessa parrocchia porta il nome di San Pietro. Fu per testamento del conte Gaspare Bortolazzi, il quale legò 20.000 fiorini a questo scopo, che fu eretta la nuova facciata dietro il disegno del marchese Selvatico, professore e direttore dell' Accademia di Belle Arti di Venezia. La facciata fu cominciata avanti il 1848 e compita nell'anno 1850 ».Su uno dei contrafforti della parte esterna della chiesa, precisamente nel primo che guarda verso l'imbocco di piazzetta Anfiteatro, si può ancora decifrare questa scritta tedesca, scolpita sulla pietra con caratteri gotici: « Den Perler hant bezalt Hans Dietmar von Tramin 1472 », attestante che fu appunto opera di quel maestro muratore di Termeno. Com' era la primitiva facciata della chiesa di San

 

LA CHIESA OGGI 2004

Pietro, dopo quel , terribile incendio del 29 giugno 1624? Era una facciata molto povera, sia per la forma che per l'importanza di una delle più note chiese parrocchiali di Trento. Il portale, molto rozzo e semplice, era rinchiuso da un porticato, coperto di ferro, che venne affrescato nel 1495 da Giovanni Fuchs e pagato con sette Fiorini dal decano Alberto Gfeller. Ma quel pittore non si dichiarò soddisfatto del compenso che gli era stato assegnato e gli si dovette dare un' aggiunta di altre cinque Lire. Il Mariani afferma che la chiesa di San Pietro era un tempo « come un ingombro d'armi, d'altari e d'anticaglie all'uso tedesco », ridotta dopo l'incendio in forme « che ha più del proprio e all'italiana. Il campanile è di pietra viva e termina in una cupola piramidale color verde, sulla quale era stato collocato un grande gallo dorato in atto di cantar la sveglia a tutti gli abitanti del rione ». Nelle varie descrizioni storiche relative alla chiesa di San Pietro emergono, nel corso dei secoli, diverse considerazioni avallate da documenti, dalle quali potremmo facilmente constatare che alcuni pievani erano di lingua e tradizione tedesca. Il primo nominativo che appare nelle varie vicende storiche è certamente un tale « prete Enrico detto di S. Pietro che nel 1206 compera una casa nel borgo di S. Pietro ».Nel governo di quella parrocchia ritroviamo nei secoli XII e XIV diverse denominazioni attribuite ai religiosi che vi operavano come cappellani, viceplebani, vicari. Nel XIV secolo ritroviamo, tra gli amministratori della chiesa D. Federico d'Austria e Venturino di Bergamo, che venivano designati con il termine di rettori perpetui, perché di nonna affittavano le rendite della pieve, contro pagamento di un determinato importo. Il 13 gennaio dell'anno 1380 appare un documento dal quale risulta che « vengono affittate a Enrico di Carinzia, canonico trentino, la decima di San Pietro per dieci anni, per Lire 80 di moneta trentina ». Sino a questa data i vicari della chiesa sono tutti italiani, mentre dall'anno 1437 il capitolo della cattedrale inizia a nominare due vicari, uno italiano e uno tedesco, quest'ultimo detto anche semplicemente « cooperator o concionator nationis alemannae ». Più tardi prese anche il nome di vicario, o pievano, o rettore alemanno, per distinguerlo da quello italiano. Aveva il compito di prestare le sue cure ai malati tedeschi che venivano ospitati nell' ospedale alemanno e di celebrare una messa nella cappella dello stesso ospedale, dedicata a Santa Barbara. Ecco sorgere così continui e violenti litigi tra i due pievani di nazionalità diverse, che dovevano usufruire della stessa chiesa per le loro funzioni religiose. E da questi litigi « non erano nemmeno esenti gli stessi fedeli, dando alle contese un colore di nazionalità ». Si arriva al punto che le reliquie del Simonino dovevano essere mostrate agli italiani dal plebano italiano e ai tedeschi da quello tedesco. Le questioni si inasprivano maggiormente quando si trattava dell'abitazione dei due plebani, delle elemosine che dovevano ottenere un'equa ripartizione, di altri fattori che riguardavano l'amministrazione della parrocchia. Così nelle continue diatribe interveniva spesso con una certa veemenza anche la popolazione di quel sobborgo, che affermava che « la denominazione di chiesa alemanna è dovuta all'abuso della popolazione tedesca che chiama la piazza del Cantone, piazza tedesca ». In un ricorso presentato da quei parrocchiani al Capitolo, come risulta dall'archivio ancor oggi esistente, gli italiani dichiaravano che « non sta bene la moglie con due mariti, né la cura d'anime con due pievani », mentre don Pietro, pievano alemanno affermava che il pievano italiano non deve ingerirsi nella cura d'anime tedesca. Diatribe, ricorsi, pretese e liti a non finire, tanto che nel 1650 il pievano italiano, riferendosi a quello tedesco, dichiarava apertamente che « questo quartiere resta scandalizzato dal suo officiare, che spesso non si sa se canti per greco, o per tedesco, e conseguentemente li detti popoli restano ben poco affezionati a detta chiesa ».

CHIESA01.jpg (36985 byte) CHIESA02.jpg (54518 byte) CHIESA03.jpg (46314 byte) CHIESA04.jpg (55082 byte) CHIESA05.jpg (47222 byte) CHIESA06.jpg (51015 byte)

  CHIESA07.jpg (55085 byte) CHIESA08.jpg (56577 byte) CHIESA09.jpg (58586 byte) CHIESA91.jpg (58255 byte)  FLIT01.jpg (27460 byte)

Back  Page Enio Home Page Indice di Riferimento

    

 
  

  Return to Top    

Antonio@Enio