TRENTO - La porta dell' anfiteatro right

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L'Anfiteatro Romano

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Plastico Trento - La città romana e l'anfiteatro costruito fuori le mura, presumibilmente perché all'interno non c'era più spazio.Vediamo il fiume Adige, che scorre nel suo vecchio alveo, a nord della città. A sud scorre invece il torrente Fersina. Attraverso canalizzazioni i romani prelevavano l'acqua per uso domestico dal Fersina, mentre nell'Adige gettavano gli scarichi. Entrambi i corsi d'acqua, nel corso del tempo sono stati spostati dal loro alveo naturale. Prima il Fersina, spostato più a sud, perché straripava frequentemente provocando inondazioni. L'Adige è stato spostato circa 150 anni fa, per permettere la costruzione della ferrovia. E' visibile anche, sulla sinistra, il Dos Trento.

Anfiteatro romano esistente a Trento


Non poteva certamente capitarci occasione migliore, nel corso delle ricerche sull'anfiteatro romano esistente a Trento, che quella di ritrovare, ancora intatta e perfettamente conservata, una colonna, o meglio un pilastro che, con tutta probabilità, era parte integrante della porta che dava accesso all'anfiteatro. Questo importante reperto, che non è ancora stato preso in considerazione sino ai nostri giorni, si può rilevare a circa quattro metri dal livello stradale, nelle cantine della casa - torre Negri di San Pietro, nell' omonima via, e precisamente nei pressi di quella nuova struttura ricavata dalla demolizione del rione medioevale del Sas per la costruzione di una nuova piazza che porta oggi il nome di Cesare Battisti. Bruno Bortolameotti indicava in una dettagliata pianta dell'antica Tridentum romana una porta, chiamata appunto porta dell' Anfiteatro, situata nel punto preciso dove oggi si trova la colonna nella casa torre Negri di San Pietro. Queste erano infatti le sette porte della città romana: « Porta Augusto, porta dell' Anfiteatro, porta Aquileia, una porta secondaria a sud, porta Brixia e porta di Augusta». Su indicazione del dottor Rodolfo de Negri di San Pietro, che aveva individuato il punto esatto dove sorgeva la colonna e con la cortese collaborazione della signorina Ploria Rella, attuale

    

proprietaria dello stabile, queste sopra sono le fotografie di uno dei due pilastri che, probabilmente, era parte integrante della porta, e la porta dell' Anfiteatro. IL Bortolameotti aveva fra l'altro documentato, nel corso dei lavori per la demolizione del rione del Sas « il posto di guardia di un vecchio palazzo, nella cantina di casa Prada, che presentava alcuni reperti dell' epoca romana ». Il pilastro rilevato nelle cantine della casa - torre Negri di San Pietro, poggia su uno zoccolo disposto a forma regolare, in parte interrato allo stesso livello del pavimento della cantina. La parte che possiamo scorgere attualmente dovrebbe corrispondere alla cornice di coronamento, mentre la parte ancora interrata potrebbe essere riferita a una superficie e a un rilievo di notevoli dimensioni. Francesco Ranzi aveva documentato nel suo studio e nella sua pianta di Trento dell'anno 1869, l'esistenza di quattro grandi pilastri di pietra, lavorati a martello, esistenti nella casa-torre di via Bellesini, a circa quattro metri di profondità dal livello stradale, disposti armonicamente e in forma simmetrica, tali da costituire una « porta barriera », che dava accesso agli orti e alle campagne del Briamasco. Nel disegno del Ranzi potremmo ritrovare così un facile riferimento con la porta dell' Anfiteatro che era, certamente, di proporzioni e strutture molto più ampie e imponenti. La cornice d'imposta del pilastro, rilevato nel corso di questo studio, presenta una modanatura terminale architettonica e decorativa, composta da due curve distinte che sono raccordate a concavità contraria. La stessa cornice risulta poco sporgente rispetto ad altri elementi architettonici della stessa epoca, mettendo così in luce un capitello che è stato molto probabilmente danneggiato in seguito a interventi e ristrutturazioni nelle epoche successive. Oltre al capitello della colonna si possono individuare quattro distinti rocchi relativi alle pietre che formano il fusto della colonna stessa e che costituiscono la parte superiore della porta e la cornice d'imposta di un arco, costruito con conci di pietra. Parallelo al pilastro da noi messo in luce in questa occasione, doveva esistere un secondo pilastro che, nel corso di lavori di ricostruzione del nuovo stabile, è stato incorporato in un manufatto compatto e resistente, valido a sostenere la nuova moderna costruzione nella galleria dei Legionari.

Resti del sistema di riscaldamento di una domus romana. I piastrini (suspensurae) servivano per rialzare il pavimento e far circolare aria calda. Questa poteva circolare anche all'interno delle pareti, attraverso dei mattoni forati.

 

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