a
Milano
Una storia che
parte da lontano
pag n°1
Milano Stazione
Centrale
La Centrale del
Latte di Milano inizia la sua attività nel 1930, ma la sua
storia risale a molti anni prima, addirittura alla vigilia
dell'Unità d'Italia (1861).
La seconda
rivoluzione industriale trasforma il caseificio.
Intorno alla metà dell'Ottocento, esistevano in
Lombardia molti caseifici, le cui attività si basavano su
metodi di lavoro immutati da secoli. Verso il 1870, durante
la cosiddetta seconda rivoluzione industriale, gli strumenti
e i metodi di produzione del caseificio venivano
radicalmente trasformati da una serie di innovazioni
tecnologiche: il caseificio cominciava ad assomigliare a
un'industria e a differenziare le proprie attività. Si
assiste a quella che potrebbe essere definita la
"rivoluzione del latte", con la separazione fra produzione
di burro e formaggi (settore caseari) e produzione di latte
per il consumo di massa (settore lattiero). Inizia così la
modernizzazione della cosiddetta filiera del
Giornata internazionale del latte |
Carro
raccolta latte anni '30
latte, cioè del
concatenarsi dei passaggi che compongono il ciclo di
produzione e di lavorazione del latte.
Milano, centro di
commercio e di consumo.
Le tecniche avanzate di coltivazione e di irrigazione, che
avevano collocato l'agricoltura lombarda fra le prime in
Europa, avevano favorito l'ampliamento delle superfici a
pascolo, l'espansione dell' allevamento bovino e l'aumento
della produzione del latte e dei prodotti derivati. Poiché
all'interno della regione le aree di maggiore produzione
erano la bassa pianura irrigua (a sud) e la zona prealpina
(a nord), era naturale che Milano diventasse uno snodo
commerciale fondamentale per il settore lattiero-caseario. E
quando il latte divenne un
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potenziale
prodotto per il consumo di massa, Milano per la vastità
della popolazione residente (oltre 700 mila abitanti agli
inizi del '900) fu il principale mercato di riferimento.
Un
grave problema: l'igiene.
La diffusione del latte come nuovo prodotto di consumo
provocava però, in Italia come negli altri paesi sviluppati,
gravi problemi di salute pubblica. Infatti il latte veniva
prodotto e trattato in condizioni igiéniche assai precarie e
senza alcun controllo sanitario. Proveniva spesso da animali
affetti da patologie, come la tubercolosi, e veniva sovente
annacquato (per aumentare il volume e quindi il guadagno) o
adulterato con sostanze chimiche (per prolungarne la
conservazione). Tutto ciò era causa di malattie e di
epidemie, soprattutto nelle grandi città e nelle fasce di
popolazione più deboli, come gli anziani, i bambini e gli
strati più poveri della società che nel latte trovavano un
alimento completo e a buon mercato. Febbri tifoidi,
difteriti, tubercolosi e diarree erano malattie che venivano
diffuse proprio dal latte, mentre la mortalità infantile
raggiungeva livelli preoccupanti, specie nelle grandi città.
E ciò era evidentemente correlato con la qualità, o meglio
con la scarsa qualità, dell'alimento basilare per i bambini:
il latte.
Il latte, una questione di salute pubblica.
I primi a rendersi conto della gravità del problema furono i
veterinari e gli igienisti, poi gli studiosi di scienze
sociali che osservavano le condizioni di vita
Ricevimento del latte - Stabilimento di Castelbarco
dei ceti meno
abbienti e infine le autorità politiche. Il bisogno di un latte sano
e a buon mercato diventava bisogno pubblico, cioè della maggioranza
della collettività, e spingeva le autorità a intervenire nel settore
lattiero per dare risposte adeguate. Innanzi tutto le autorità
tentavano di introdurre nuove leggi per imporre regole e controlli.
Oppure, ed era una modalità che si andava diffondendo agli inizi del
secolo, assumevano in prima persona il compito della produzione,
allo scopo di regolare e di razionalizzare il mercato. Malgrado
questi provvedimenti, la questione del latte continuava ad essere
senza soluzione.
Inaugurazione
della nuova Centrale - 7 dicembre 1957
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